L'alba di una nuova resistenza
post pubblicato in diario, il 7 dicembre 2009
LA TRATTATIVA (O LA RESA) DELLO STATO CON COSA NOSTRA
post pubblicato in diario, il 23 ottobre 2009
di Sonia Alfano Ormai è certo che a partire dalla prima metà del 1992 (e sicuramente
prima della strage di via D’Amelio) rappresentanti dello Stato
trattarono con Cosa Nostra. Per molti anni, però, la trattativa fu
seppellita dal silenzio omertoso dei protagonisti, mentre Cosa Nostra
spargeva il sangue di vittime innocenti in Sicilia e poi nel resto
d’Italia. A rompere il silenzio fu un mafioso, Giovanni Brusca. Solo
dopo le sue rivelazioni, Mario Mori e Giuseppe Di Donno, ufficiali del
R.o.s., ammisero davanti alla Corte d’assise di Firenze (nel processo
per le stragi del 1993) di aver trattato con Vito Ciancimino, emissario
di Cosa Nostra. Con la sentenza che inflisse molti ergastoli ai mafiosi
responsabili delle stragi di Firenze, Milano e Roma, la Corte d’assise
di Firenze spiegò che la trattativa fra il R.o.s. e Cosa Nostra aveva
rafforzato la scelta stragista della mafia, come non si stanca di
ricordare a tutti Giovanna Maggiani Chelli, presidente del comitato dei
familiari delle vittime di via dei Georgofili.
Gli ufficiali del R.o.s., però, furono reticenti sugli obiettivi di
quella trattativa e su chi fosse a conoscenza della loro scellerata
attività. L’unico nome fatto al riguardo da Mario Mori è quello del
generale Antonio Subranni, allora capo del R.o.s.. Si tratta dello
stesso alto ufficiale che è ancora indagato per favoreggiamento di
Bernardo Provenzano (per la mancata cattura del boss corleonese a
Mezzojuso nel 1995) e che, secondo la vedova di Paolo Borsellino, era
sospettato di contiguità mafiose dal magistrato ucciso il 19 luglio
1992. Purtroppo è anche il padre della portavoce ufficiale del Ministro
della Giustizia Angelino Alfano, il quale ancora si ostina a fingere
distrazione, come se sia impossibilitato a farsi rappresentare da
persona diversa dalla figlia di un possibile favoreggiatore di Bernardo
Provenzano. continua su... Sonia Alfano.it
L'On. Sonia Alfano scrive al Presidente della Repubblica e del CSM
post pubblicato in diario, il 6 luglio 2009
 Questo il testo della lettera:
"On. Presidente,
per
parecchi anni mi sono battuta, da semplice cittadina, nel denunciare le
collusioni di apparati del potere ufficiale con il gruppo mafioso
dominante a Barcellona Pozzo di Gotto, città nella quale mio padre l’8
gennaio 1993 venne ucciso affinché non infastidisse più con il suo
impegno giornalistico le dinamiche criminali di alto livello che
trovavano sede o sponda in quel territorio.
In particolare, ho
denunciato le notorie contiguità che hanno legato importanti magistrati
di quella città ad esponenti apicali della criminalità organizzata. Ciò
facevo già prima del 2 ottobre 2008. In quella data arrivò, poi, la
tragica morte del prof. Adolfo Parmaliana, che con l’ultima lettera
lasciataci prima del suo suicidio urlò al paese intero la sua
riprovazione per le pratiche criminali di certa “magistratura
barcellonese/messinese”. Signor Presidente, Adolfo Parmaliana era un
militante politico, del Suo stesso partito, che aveva assunto il sacro
rispetto della legalità quale stella polare del proprio impegno
pubblico.
Per effetto della sua morte, sono stati avviati, dal
Consiglio Superiore della Magistratura e dall’Autorità giudiziaria
competente, i doverosi approfondimenti su alcuni magistrati del
distretto di Messina. Uno di questi, il dr. Olindo Canali, fin dal 1992
in servizio alla Procura della Repubblica di Barcellona P.G., è oggi
indagato (come ufficializzato, nel silenzio censorio degli organi di
stampa, da numerosi siti internet e blog) dalla Procura della
Repubblica di Reggio Calabria per falsa testimonianza e per
favoreggiamento del capomafia barcellonese Giuseppe Gullotti. Entrambe
le contestazioni a carico del dr. Canali sono aggravate dal fine di
aver agevolato l’associazione mafiosa operante a Barcellona P.G..
Il
dr. Canali è anche oggetto di una procedura del Consiglio Superiore
della Magistratura, ancora in fase preliminare, di incompatibilità
ambientale e funzionale. Sennonché, si è da ultimo appreso che egli, al
fine di porre nel nulla il procedimento paradisciplinare a suo carico,
abbia avanzato al CSM domanda di trasferimento volontario presso altra
Procura della Repubblica siciliana: in particolare, addirittura,
avrebbe espresso gradimento per due Procure distrettuali, come Catania
e Caltanissetta; una sorta di promozione per meriti sul campo. Se ciò
davvero accadesse, cioè se il dr. Canali venisse trasferito su sua
richiesta ad altra Procura della Repubblica, il CSM da Lei presieduto,
Signor Presidente, scriverebbe l’ennesima pagina nera della sua pur non
sempre commendevole storia.
Negli ultimi anni ho contestato
pubblicamente l’operato di questo Consiglio Superiore della
Magistratura, responsabile di aver operato una rappresaglia contro
magistrati responsabili solo di aver fatto il proprio dovere (Forleo,
De Magistris, Apicella, Nuzzi e Verasani) e di aver deliberato nomine
poco decorose ad importanti vertici giudiziari (la peggiore,
senz’altro, quella del barcellonese Antonio Franco Cassata quale
Procuratore generale a Messina). A fronte della cacciata sommaria
deliberata contro alcuni magistrati integerrimi, però, se il Consiglio
Superiore della Magistratura omettesse di decidere per il dr. Olindo
Canali il trasferimento d’ufficio ed il cambio di funzioni assesterebbe
un intollerabile sfregio alla memoria di mio padre, Beppe Alfano, e di
Adolfo Parmaliana, oltre che al decoro dell’ordine giudiziario.
Perché
ciò non accada, allora, mi rivolgo a Lei, Signor Presidente, perché
un’ipotesi così indecente non diventi realtà. Dopo aver lottato per
anni da comune cittadina, mi sentirei alla stregua di un disertore se,
oggi che ho la responsabilità di rappresentare l’Italia al Parlamento
europeo, sulla scorta del voto di decine e decine di migliaia di
cittadini, non mantenessi alta l’attenzione su un blocco giudiziario
filomafioso che continua a imperversare nella mia Barcellona Pozzo di
Gotto.
Con deferenti ossequi,
Sonia Alfano"
Grazie Sonia!
Incontro A MESSINA con Sonia Alfano, Genchi, Forleo, Repici e Monteleone
post pubblicato in diario, il 27 aprile 2009
Anno Zero, fuori Vauro.
post pubblicato in diario, il 16 aprile 2009

Con questa nota la Rai ha disposto la sospensione di Vauro Senesi dal video:
"Il
Direttore Generale, Mauro Masi, con tutte le strutture aziendali
competenti ha esaminato alla luce delle normative di legge vigenti e i
regolamenti aziendali la puntata di giovedì scorso di “Anno Zero”.
Fatte
salve le valutazioni di competenza del CdA, il Direttore Generale ha
inviato a Michele Santoro e ai direttori del Tg3, Antonio Di Bella e di
Rai 2, Antonio Marano, una lettera sulla necessità che sin dalla
prossima puntata siano attivati i necessari e doverosi riequilibri
informativi specificatamente in ordine ai servizi andati in onda
dall’Abruzzo. Non sono stati invece ravvisati sostanziali elementi di
squilibrio nel dibattito svolto in studio nel corso della trasmissione.
Sempre
in relazione alla puntata di giovedì scorso è stata invece valutata
gravemente lesiva dei sentimenti di pietà dei defunti e in contrasto
con i doveri e la missione del servizio pubblico la vignetta di Vauro
Senesi “Aumento delle cubature. Dei cimiteri”.
Il Direttore Generale ha quindi comunicato ai direttori Antonio Di Bella e Antonio Marano e allo stesso Senesi che la Rai in via cautelativa e da subito non intende avvalersi delle prestazioni dello stesso Vauro Senesi."
Per questo, invece, nessuna indignazione?
TG1
Incarico Sonia Alfano di commentare per me, dato che la pensiamo esattamente allo stesso modo: "La sospensione del vignettista Vauro è la conferma che il nostro Paese è ormai sotto regime
e, come avviene in tutti gli stati autoritari, la satira politica,
l'espressione più elegante ed elevata della libertà in vigore negli
stati democratici, non ha più spazio nei nostri mezzi di informazione".
E' stato questo il duro commento di Sonia Alfano,
candidata indipendente alle elezioni europee nelle liste di Italia dei
Valori, dopo la notizia della sospensione decisa dai vertici RAI nei
confronti del vignettista Vauro. "Negli stati veramente democratici -
ha aggiunto Sonia Alfano - nessun governante o consiglio di
amministrazione potrebbe permettersi di mostrare insofferenza verso la satira
nè tantomeno sospendere un vignettista che ha svolto il proprio
mestiere con la sana irriverenza che gli è propria, pena la cacciata da
qualsiasi aula rappresentativa della democrazia. In Italia invece -
commenta ancora Sonia Alfano - si tenta di cancellare qualsiasi voce di dissenso
e di satira e tutto ciò accade davanti agli occhi indifferenti delle
cariche istituzionali che dovrebbero tutelare l'ordine democratico
della nazione e del maggior partito di opposizione, il PD. "La
dichiarazione di Franceschini infatti più che una
difesa della satira pare essere la pavida lamentela di un commentatore
di passaggio poco allarmato dalla manifestazione di forza che il regime
ha oggi dato. A Vauro, cosi come a tutti coloro che praticano il
diritto di satira, ed alla redazione tutta di Annozero, non voglio
esprimere solo la mia solidarietà ma voglio promettere il mio impegno
concreto per portare all'attenzione dell' Europa lo stato disastroso in
cui versa la nostra Nazione e per provare a ridare alla satira ed al
giornalismo d'inchiesta, che da anni subiscono gli attacchi e le
censure del potere, lo spazio e l'assoluta libertà che meritano".
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